martedì 14 aprile 2009
Donadoni: «Vi spiego come sarà il mio Napoli»
Lunedì 6 aprile a Roma si è tenuto un importante incontro per il futuro del Napoli. Allo stesso tavolo il presidente De Laurentiis, il d.g. Marino e Donadoni. Con l’avvento di quest’ultimo il patron ha dato più peso all’allenatore. Il produttore cinematografico vede in Donadoni una figura manageriale per certi versi inedita.
De Laurentiis dopo la gara con l’Atalanta ha fatto autocritica su scelte societarie che ritiene siano state sbagliate. «Nel suo intento c’è quello di dare una sterzata. E certi discorsi vanno apprezzati. Ha realizzato grandi cose nei primi cinque anni. Ma ora viene il difficile. Perché coprire il gap che ci distanzia dalle grandi è dura. In diversi hanno fallito. Noi potremo farcela se la crescita sarà graduale, non solo nella strutturazione della squadra, ma anche in quella organizzativa della società».
Ormai la chiamano Mister X: si aspettava tante difficoltà? «Tutto nella norma, a parte la prestazione con l’Atalanta, al di sotto delle nostre possibilità. Fatichiamo a proporci, anche per via delle assenze. I gol contro la Samp sono arrivati su punizione, per il resto subiamo poco. Da qui si riparte».
Sabato non ha esitato a togliere Hamsyk: un segnale forte? «Esatto. Sto lavorando sulla mentalità. Marek e gli altri devono capire che tutti sono utili, ma nessuno indispensabile. Trovare equilibrio quando hai vent’anni non è semplice».
Lavezzi è solo istinto. Come pensa di migliorarlo? «Con l’allenamento. Pocho ha grandi possibilità e non si tira indietro. Ci deve mettere costanza per allenare le caratteristiche da affinare».
Le «notti brave» sono un fatto assodato. E poi a Napoli c’è il culto della personalità, piuttosto che quello del lavoro. «Un rischio che non voglio correre. Sulle notti ho sentito, ma certe cose voglio vederle con i miei occhi. Ho detto ai ragazzi che quanto successo è alle spalle: da ora in poi la mia fiducia in loro equivale a una responsabilità da accettare, nel rispetto delle regole. Altrimenti prenderemo provvedimenti».
In futuro a questo Napoli serviranno giocatori d’esperienza? «Non cerco nomi altisonanti. Ma non c’è dubbio che un paio di uomini che abbiano maturato un bagaglio anche a livello internazionale possano aiutare la crescita. Detto questo se dovessi scegliere fra allenare un gruppo giovane e uno di gente un po’ datata, non avrei dubbi di puntare sul primo».
Giusto o sbagliato giocare dopo il terremoto? «Giusto, perché abbiamo raccolto fondi importanti. Non avessimo giocato tanti incassi non li avremmo donati. Riguardo a certi comportamenti sbagliati in campo, li avremmo visti alla settimana successiva comunque. È una questione di educazione».
A Napoli il cardinale Sepe ha aperto una banca per poveri: incentiva il microcredito. «E anche la solidarietà: io ci sto. La concretezza mi piace e con essa la trasparenza che crea un circolo virtuoso. Per ridare fiducia, anche rispetto a esempi negativi di beneficenza che rischiano di togliere credibilità a chi fa davvero del bene ». Gazzetta dello sport.
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