domenica 12 aprile 2009

Rivoluzione Napoli


NAPOLI Aurelio De Laurentiis è il re che si riprende il suo re­gno. Pierpaolo Marino è il prin­cipe, caduto in disgrazia, cui vengono tolti i diritti al trono. L’annuncio è dato, come si ad­dice alle questioni regali, in pompa magna. De Laurentiis attacca, pur senza nominarlo il suo direttore generale. Non c’è nemmeno bisogno che gli si rivolgano domande in pro­posito: «Dopo la serie B, sarem­mo dovuti ripartire daccapo, cambiare tutto, avrei guada­gnato due anni».

La bocciatura Non c’è bisogno di ardite interpretazioni, di «traduzioni», l’accusa è chia­ra. E De Laurentiis non si ac­contenta del primo colpo, an­che se poi in serata — attraver­so il sito — prova a ridare fidu­cia al suo direttore generale. «Io sono un novellino nel cal­cio — dice il presidente, cal­cando ironicamente il tono di quel 'novellino' —, perciò de­vo stare ad ascoltare chi ne ca­pisce. Dopo la promozione in A, io penso: adesso cambio tut­to.

Invece mi dicono: va bene così. Siccome una società di calcio è un lavoro di squadra, io rispetto i ruoli e accetto quell’impostazione. Ma il mio pensiero rimane quello: secon­do me, si doveva procedere in un certo modo, ma mi sono comportato da gentiluomo e ho accettato di procedere in un altro modo. Ma adesso, do­po questa stagione negativa, non si può più andare avanti così. Perseverare è diabolico.

Per il futuro, dovremo cercare di sbagliare meno possibile». Poi in serata via internet speci­fica che questo futuro sarà an­cora con il direttore generale del primo quinquennio: «Il Na­poli non può prescindere dal lavoro di insieme delle tre figu­re professionali che caratteriz­zano la base del nuovo proget­to. Io, Marino e Donadoni».





Fonte calcionapoli1926.

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